28 Feb II Ciclo – La costruzione della distruzione
Secondo Ciclo
La costruzione della distruzione
Anche gli anni duemila iniziano con eventi straordinari: l’attentato riuscito alle torri gemelle trasmesso in mondovisione, la guerra dell’occidente contro l’Irak, le cosiddette “primavere Arabe”(che, in realtà, destabilizzano l’area mediterranea), i bombardamenti sulla Libia da parte di paesi europei e, infine , il raddoppio del canale di Suez (per i più un episodio insignificante).
Tutti eventi che, per la loro particolarità, ci sono sembrati non collegati tra loro e ci hanno lasciato spettatori frastornati, incapaci di comprendere lo spettacolo a cui assistevamo. In quegli anni nasce il ciclo “la costruzione della distruzione”.
Ho lavorato a questo ciclo per molto tempo, circa sei anni, realizzando opere che potessero rappresentare in modo esplicito gli effetti drammatici di una crisi senza confini che si evidenzia nelle grandi tragedie umane. Mi è parso chiaro che la distruzione del mondo e delle società precedenti fosse in realtà costruita con sistematica attenzione ai dettagli. Tutto cominciò quando mi chiesi perché alcuni esseri umani, tra cui alcune donne, si trasformavano in strumenti di morte, in “bombe umane” che si facevano esplodere tra i nemici. Non sono state poche le donne Kamikaze dal 1985 ad oggi. Perché, mi sono domandato, la donna che per natura dà la vita decide di dare morte?
Era difficile capire, mi venne in mente la tragedia greca: “l’impossibilità di realizzare la necessità”. La disperata necessità di combattere un nemico imbattibile. Le intelligenti bombe contro le bombe intelligenti.
Pensai che la seconda guerra mondiale aveva avviato un orrendo processo di coinvolgimento di civili innocenti trasformando le guerre, da allora, in veri atti terroristici che si tradussero, successivamente, in qualcosa di ancora più terribile: gli stessi civili trasformati in armi vere e proprie.
Cominciai a realizzare un gruppo di piccole sculture in creta e in bronzo: ”le donne esplose”. Realizzai anche sculture che ben evidenziano il concetto di “distruzione costruita” perché l’apparente immagine caotica dell’opera, (materie spezzate o tese al limite di rottura e incastrate tra loro), è il frutto di un’attenta composizione. Così come la reale sistematica distruzione di una società basata su principi di: uguaglianza, diritti e solidarietà viene realizzata con una precisa e attenta strategia.
I lavori furono presentati in una mostra: “I cantieri della crisi” nel 2012 a Roma e Lucca. Realizzai anche, in quel periodo, diverse opere pittoriche in cui il colore nero prevaleva e che furono esposte in una mostra: ”luce nera” a Lucca, quasi un ossimoro a significare la presenza di una possibilità prima che arrivi il buio assoluto.